Spiegazione delle parabole di Gesù

(019)

Parabola del nocciolo che germoglia (268.5)

Questa è la parabola. Ma applichiamola a noi.
Che ho fatto che non andasse fatto? Ci siamo ancora capiti così poco da non comprendere che l’ipocrisia è peccato e che la parola è vento se non è convalidata dall’azione? Che vi ho detto Io? “Amatevi gli uni con gli altri. L’amore è il precetto e il segreto della gloria”.E Io, che predico, dovrei essere senza carità? Darvi l’esempio di un maestro menzognero? No, mai.
Oh! Amici miei. Il nostro corpo è il nocciolo duro, nel nocciolo duro è chiusa la polpa: l’anima, in essa è il germe che Io ho deposto. Esso è fatto di molti elementi. Ma il principale è la carità: Essa è che fa da leva per schiudere il nocciolo e liberare lo spirito dalle costrizioni della materia ricongiungendolo a Dio che Carità è. La carità non si fa solo di parole e di denaro. Si fa la carità con la sola  carità. E non vi paia uno scherzo di parole.
Io non avevo denaro e le parole non bastavano per questo caso. Qui vi erano sette persone sulle soglie della fame e dell’angoscia. La disperazione avanzava le sue branche nere per ghermire e affogare. Il mondo si ritirava duro ed egoista davanti a questa sventura. Il mondo mostrava di non aver capito il Maestro nelle sue parole. Il Maestro ha evangelizzato con le opere. Io avevo capacità e libertà di farlo. E avevo il dovere di amare per tutto il mondo questi meschini che il mondo disama. Io ha fatto tutto questo. (…)
Quello che Io ho fatto  voi dovete essere pronti a fare. Per amore del prossimo, per portare a Dio un’anima, nessun lavoro vi deve pesare. Il lavoro, quale esso sia, non è mai umiliante. Mentre umilianti sono le azioni basse, le falsità, le denunce bugiarde, le durezze, i soprusi, gli strozzinaggi, le calunnie, le lussurie, Queste mortificano l’uomo.